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giovedì 11 aprile 2013

IL PRIMO INCARICO

IL PRIMO INCARICO 
Anno: 2011
Genere: drammatico
Durata: 86'

Voto: 5

Trama:
Nena, giovane di bella presenza e con un buon livello culturale, vive nella Puglia degli anni '50; di famiglia piccolo borghese ma non ricca, condivide una relazione sentimentale con Francesco (Alberto Boll), rampollo di ceto più facoltoso. Gli viene assegnato dal Provveditorato come «primo incarico» una cattedra in Salento,
nella profonda provincia, in un paesino sperduto e arretrato culturalmente. Una lettera del fidanzato mette a repentaglio il suo piccolo mondo e...

Recensione:
Alla regista Giorgia Cecere non bastano le collaborazioni di peso per imbastire un esordio dietro la macchia da presa in grado di lasciare un solco. Assistente alla regia per Gianni Amelio, sceneggiatrice del talentuoso cineasta salentino Edoardo Winspeare (e perfino scrittrice di alcune puntate de «I cesaroni»), confeziona una storia semplice, esile, rincorrendo l'anelito a un neo-realismo che in ultima analisi diviene povertà di nerbo filmico.
Elemento che risolleva le sorti della pellicola la presenza e la prova della bravissima Isabella Ragonese, folletto sensibile e aggraziato appartenente a quella virtuosa schiera di performers che amano scegliere i lavori e rifuggono quello che va per la maggiore. Anche in questo caso la sua prova attoriale rimanda alla buona interiorizzazione del personaggio e piccole espressioni, forza visiva e posture le consentono di colpire. Purtroppo non si può dire lo stesso del resto del cast, i cui membri sono stati ricercati nel non professionismo, scelta che, se non calibrata come in questo caso, dà adito a una certa sterilità.
«Il primo incarico» si trascina per neanche un'ora e mezzo fra gustosi paesaggi del sud della Puglia, tentativi di inscenare il confronto fra diversi livelli intellettivi, di mostrare quanto nella vita si perdano occasioni per il bizzarro incrociarsi degli eventi e di come si possa e si debba cambiare per andare avanti. Ma nulla qui è dotato di capacità penetrativa: la fotografia e la macchina da presa non hanno il coraggio di valorizzare i colori meravigliosi del Salento, la classe di bambini sembra non avere alcuna utilità drammaturgica, i personaggi di contorno non mordono per niente, non si registrano guizzi che calamitino l'attenzione. Inoltre il mondo paesano degli anni '50 nel meridione d'Italia non ha carattere, non è sviscerato o, se viene approfondito, tale intento rimane muto, zoppo, poco incisivo.
Di più: alcune scelte di sceneggiatura fanno storcere il naso in un paio di occasioni prevedendo mutamenti troppo repentini.
Insomma un'occasione sprecata per un progetto che presumibilmente è partito con passione, entusiasmo e interesse per le piccolezze dei sentimenti e della vita in genere. Ma che, presentato alla 67° mostra del cinema di Venezia e girato fra i comuni di Cisternino e Castrignagno del capo, soffre di varie falle francamente palesi. Intellettualmente ricca (la scrittura della sceneggiatura è stata concepita dalla regista con il pittore cinese Xiang-Yang e lo scrittore Pierpaolo Pirone), la Cecere speriamo abbia altre occasioni di mostrare il suo valore.