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giovedì 4 aprile 2013

PERDONARE FA BENE ANCHE ALL'ORGANISMO: RICERCA USA

A proteggere il cuore ed i vasi sanguigni si aggiunge ormai, oltre l'esercizio fisico costante, una dieta equilibrata, uno stile di vita sano, anche un altro presidio: il perdono. Ne è convinta la ricerca scientifica che
ormai da più di 10 anni ha dato alle stampe numerosi studi in tal senso, tanto da mettere in piedi una vera e propria "scienza del perdono".
Il primo studio sugli effetti positivi esercitati dal perdono su chi lo pratica venne pubblicato nel 2001 sul Journal of Adult Development ad opera dell'équipe della Luther University di Decorah, in Iowa (Usa), ove quelli che erano riusciti a perdonare le persone da cui avevano ricevuto dei torti, godevano di una salute migliore rispetto a coloro che non lo avevano fatto.
L'ultimo studio, in ordine di tempo, pubblicato su Psychosomatic medicine, viene dal Department of psychology and philosophy dell'University of California di San Diego (Usa), ed è stato coordinato da Britta Larsen.
La ricerca è stata condotta su 200 studenti dell'università, ai quali è stato chiesto di ricordare un'offesa ricevuta recentemente e di rivivere la rabbia da essa provocata. In un secondo momento alcuni soggetti venivano "distratti" dalla propria rabbia. Successivamente al campione in esame è stato chiesto di rielaborare le emozioni provocate da quell'evento raggiungendo una posizione psicologica di perdono nei confronti di chi ha provocato l'offesa. Per tutto il tempo della ricerca venivano monitorati in ciascun soggetto diversi parametri cardiovascolari, quali la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, sia diastolica che sistolica
.
"I nostri dati – affermano i ricercatori – dimostrano che pensare a un evento offensivo con un approccio cognitivo di perdono porta a un minor livello di aumento della pressione sanguigna rispetto a quando lo stesso evento viene pensato con un approccio cognitivo di rabbia".

Lo studio ha dimostrato anche che la semplice distrazione aveva solo un effetto momentaneo sui valori della pressione e della frequenza, che ritornavano successivamente di nuovo elevati quando riaffiorava il ricordo, al contrario di quelli in cui il perdono aveva posto fine definitivamente alla sensazione di malessere interiore. In questo caso, secondo i ricercatori californiani, i benefici cardiovascolari derivano dal fatto che i sentimenti negativi vengono definitivamente sostituiti da altri quali, ad esempio, la mancanza di rancore.
"Il nostro studio è il primo ad indicare come il concentrarsi del perdono sia non solo protettivo in quel preciso momento – si legge nella pubblicazione – ma possa offrire una protezione anche successivamente, attraverso un cambiamento del modo in cui gli altri individui rispondono al fenomeno della 'ruminazione' psicologica dell'evento che può ripresentarsi nel futuro".
"Il perdono – sottolinea la Larsen – viene spesso considerato un beneficio per gli altri, ma sembra che coloro che perdonano possano anch'essi avere dei benefici".
Comunque i risultati di questa ricerca hanno bisogno di ulteriori conferme, attraverso lo studio di un campione più rappresentativo della popolazione, che comprenda le diverse fasce di età e un numero maggiore di uomini che in questo caso erano la minoranza.

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