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venerdì 19 aprile 2013

L'INNOCENZA DI CLARA

L'INNOCENZA DI CLARA
Anno: 2012
Genere: noir/dramamtico
Durata: 98'

Voto: 6,5
   
Trama:

Clara (Chiara Conti) diventa la compagna di Maurizio (Alberto Gimignani); entrambi convivono a Carrara, mentre l'uomo lavora duramente agli scavi delle montagne per ricavare il noto marmo. Ma l'amico Giovanni (Luca Lionello) inizia a provare attrazione per la donna, sempre più abbandonata dal compagno e
annoiata.



Recensione:

Toni D'Angelo arriva al terzo appuntamento in lungo dopo l'esordio «Una notte» e il documentario «Poeti». Sceglie il noir, filone in Italia sclerotizzato da un punto di vista commerciale ma ancora in grado di inanellare buoni episodi da parte di cineasti anche di differente estrazione. E ingaggia Chiara Conti, attrice alquanto affermata che vanta collaborazioni di livello nel piccolo e grande schermo. L'opera si regge sulla sua pertinente recitazione in grado di delineare con credibilità una donna naturalmente seduttiva ma allo stesso tempo non volgare ma, appunto, innocente. Clara dunque non zingalluzisce gli uomini in quanto ninfomane o narcisa, ma quasi inconsciamente, con posture del corpo e inflessioni della voce che per dna fanno parte del suo essere.

E Clara agisce in un momento di noia: il paesaggio dei marmi, dipinto dall'occhio della macchina da presa con gusto e sapienza, diviene una sorta di protagonista aggiunto, ma al contempo impone come un macigno il suo peso sulle persone. E così la loro cultura. Dunque i due amici sono provetti cacciatori: uccidendo a pallettoni poveri uccelli pensano di manifestare una bieca mascolinità e vedono la donna come appendice della vita anziché valida interlocutrice emozionale.

Ecco dunque il triangolo amoroso in cui D'Angelo si muove con discreto polso. Il regista napoletano talvolta però pare non controllare gli stimoli che lancia e apre alcune parentesi per poi non richiuderle. Non si comprende peraltro il senso di talune scelte e la sceneggiatura risulta piuttosto frastagliata. Anche i dialoghi non lasciano molti motivi di cui essere contenti, ma la loro asciuttezza va contestualizzata nel cinema di genere cui appartengono e al noir in particolare, ove l'atmosfera viene anteposta a tutto il resto.

Luci ed ombre dunque per questo film, cui però va dato il merito di riuscire a intessere il congruo mood; se D'Angelo intendeva dare «alla luce» un noir, a buon diritto può asserire di esserci riuscito. Lo spettatore viene così colto nell'incombenza di questi marmi, tra luce naturale e oscurità della montagna stessa. Le ruspe lavorano incessantemente, l'uomo combatte contro la natura per sopravvivere e intanto si consumano le relazioni umane con le loro contraddizioni. Collante di esse la presenza di Clara, un piccolo folletto aggraziato non immune da colpe ma che lo spettatore, a fine visione, assolve.

D'Angelo imperla tutta la durata della pellicola di rigore che purtroppo però non si fa mai autoriale; almeno vorrebbe esserlo negli intenti forse, ma rimane troppo chiuso su se stesso, elemento di cui alcuni film italiani di genere negli ultimi anni soffrono oltremodo.

Lo attendiamo comunque al prossimo capitolo per confermare e, si spera, incrementare ciò che di buono ha fatto qui intravedere.